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Prati stabili

In sintesi

I prati stabili (i "prà" nel dialetto mantovano) sono delle colture tipiche della media pianura mantovana, che non vengono mai arate e da cui si raccoglie solamente il fieno per alimentare le vacche da latte. Non richiedono concimazioni artificiali e garantiscono una elevata qualità ambientale.


Cosa sono

I Prati Stabili sono superfici agricole caratterizzate da molte specie erbacee, utilizzate quale foraggio per le vacche da latte, gestite in maniera spontanea, cioè che non subiscono alcun intervento di aratura o dissodamento e sono mantenute esclusivamente attraverso lo sfalcio e la concimazione naturale. Non vi è bisogno di procedere a semine artificiali, in quanto la propagazione delle specie è garantita da meccanismi naturali.


Vantaggi

Le specie vegetali che caratterizzano i prati stabili (dal punto di vista strutturale prevalgono nettamente le graminacee, seguite da leguminose e composite, di elevato valore foraggiero) sono legate all’ecologia ed alla storia del territorio e per questo, oltre a rappresentarne l’identità biologica, ne indicano il grado di naturalità e di conservazione. Le entità dei prati, e non solo quelle vegetali, sono molto sensibili alle alterazioni ambientali. I prati stabili, quindi, rivestono sia un importante ruolo per la biodiversità floristica che per gli habitat, cibo e rifugio per micromammiferi di diverse specie. La biodiversità vegetale, inoltre, fa sì che il prato stabile si traduca in un foraggio bilanciato e completo, con differenti proprietà nutritive, in grado di conferire al latte particolari caratteristiche organolettiche e nutrizionali.


Origine

La presenza dei prati stabili nel nostro territorio è legata alla sua particolare conformazione: l’area terrazzata che circonda il Mincio, dallo sbocco delle colline moreniche, fino a Mantova (nota nella letteratura geologica come “terrazzo di Marmirolo”), costituisce una singolarità morfologica, all’interno della quale i prati stabili si sono formati per un processo naturale a partire dall’era postglaciale. Nel periodo compreso tra 10.000 e 12.000 anni fa, al termine dell’ara glaciale, le basse temperature e la grande quantità d’acqua disponibile a causa della fusione dei ghiacciai, impediva la formazione di grandi distese arboree, favorendo l’insediamento delle praterie, adatte ai suoli poco sviluppati, poveri di materiali fini e sostanze organiche. Si sono così selezionate, naturalmente, specie erbacee particolarmente adatte a prosperare in condizioni estreme. Con il progressivo aumento delle temperature si è avuta l’espansione delle aree boscate, salvo che nelle aree come il “terrazzo di Marmirolo”, dove la presenza di risorgive ha favorito il mantenimento delle condizioni idonee per i prati stabili. Con l’avvento dell’agricoltura intensiva, la grande disponibilità di acqua derivata dal lago di Garda, ha consentito lo sviluppo dei prati stabili anche al di fuori della loro “sede naturale”. Il prato stabile, infatti, costituisce un elemento fondamentale nell’economia agricola legata alla produzione di latte ed ha quindi seguito le dinamiche economiche ad esso legate.


Necessità di tutela

Il progressivo abbandono dell’allevamento bovino da latte causato dalla politica europea delle “quote latte”, ha causato un progressivo abbandono anche dei prati stabili, a favore di colture più redditizie, ma molto più impattanti per l’ambiente. Appare quindi quanto mai urgente provvedere a politiche di tutela dei prati stabili (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Piano di Governo del Terrtorio Comunale), che costituiscono un elemento caratterizzante del nostro territorio.


Opportunità

La tutela del prato stabile non può essere efficace senza la collaborazione degli agricoltori, che debbono trarre beneficio dalla tutela stessa. E’ opportuno che vengano istituiti dei consorzi volontari che possano “fregiarsi” della tutela del prato stabile e che valorizzino tutti i prodotti ad esso collegati, primo fra tutti, evidentemente, il Grana Padano.