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Porto Mantovano

Porto Mantovano

Il territorio

Il comune di Porto Mantovano si estende per 37,44 Kmq nell’immediata periferia nord del capoluogo virgiliano. Confina con i comuni di Curtatone, Goito, Mantova, Marmirolo, Rodigo, Roverbella, San Giorgio di Mantova.
Le frazioni storiche che compongono il comune sono 3: S. Antonio, Bancole e Soave. A queste si aggiungono i nuclei urbani di Spinosa, Montata Carra e Mantovanella.
Nel corso degli ultimi decenni il comune di Porto Mantovano ha conosciuto un notevole sviluppo demografico e ad oggi (2018) conta circa 16.500 abitanti.

La storia

Collocato nella prima periferia a nord - ovest della città, Porto Mantovano condensa la sua storia nel nome, nelle acque che lo lambiscono e lo attraversano, nella variegata tipologia delle corti rurali, in alcune ville post rinascimentali ed in "un mazzetto di toponimi". Il nome risale al "Borgo" (oggi denominato Cittadella) situato sulla riva sinistra del Mincio in corrispondenza della seconda cerchia delle mura antiche. Il governo della Mantova Comunale lo considerò parte integrante della città, congiungendolo ad essa per mezzo di un mastodontico argine rivestito di mura ed edificato a mulini (Ponte dei Mulini). Il Manufatto, che venne distrutto dai bombardamenti della guerra 1940 - 1945, era frutto dell'ingegno di Alberto Pitentino e faceva parte di quell'insieme di opere idrauliche che circondavano Mantova. Dal punto di vista della popolazione le prime testimonianze di popolamento del territorio di Porto Mantovano risalgono al neolitico, un'epoca a partire dalla quale venne introdotta la prima e rudimentale forma di economia agricola basata sulla coltivazione delle piante e l'allevamento di specie animali addomesticate. Tale processo si avviò in tutta l'Italia settentrionale circa 6500 anni fa, periodo in cui comparvero i primi villaggi neolitici. Alcuni siti archeologici presenti nel comune testimoniano la tendenza all'insediamento lungo i percorsi fluviali che avevano finito per favorire l'attecchimento del sistema agricolo. Con l'avvento dei Gonzaga il borgo di Porto divenne sempre più efficiente e capace di servire la città anche come difesa in quanto fu dotato di muraglie e bastioni. Inoltre, in base ad un documento custodito nell'allora archivio dei Gonzaga e oggi conservato nell'Archivio di Stato di Mantova, si evince come a quell'epoca Porto fosse diviso in tre "Collonelli" (frazioni): Soave, Favorita e Schiarino ai quali erano aggregate le principali corti circostanti. Nel 1617 questi insediamenti facevano registrare circa 1450 abitanti ai quali si aggiungevano altre 632 anime di "Borgo di Porto", oggi Cittadella. I confini di Porto sono rimasti pressoché invariati negli ultimi 400 anni, escludendo Cittadella.
Caduta la dinastia dei Gonzaga, Maria Teresa d'Austria provvide a rimettere in sesto sia la fortezza di Porto, sia il sistema di irrigazione a canali generati dalla Fossa di Pozzolo; ordinò la stesura di un primo catasto che fotografasse con precisione anche la situazione agricola, idrografica ed edilizia; concesse la frammentazione dei beni gonzagheschi in fondi minori e lasciò cadere nel nulla il progetto curato da Paolo Pozzo di trasformare la Favorita in ospedale.
In seguito l'armata Napoleone usò il territorio e la Favorita facendone la roccaforte del suo assedio alla città, finito con la capitolazione firmata nelle sale del palazzo Schiarino Manara (oggi Previdi).
Alla fine dell'ottocento ritornò la dominazione austriaca che nel 1851 collegò Vienna tramite la ferrovia a S. Antonio.
Il Comune di Porto Mantovano venne in seguito unito al Regno d'Italia nel 1866 e sempre meglio collegato al circostante territorio nazionale dal collegamento della linea ferroviaria verso Modena (1872), dalla ramificazione per Peschiera, dal consolidamento ed ampliamento della strada Cisa, della Goitese e di alcune portanti strade interne.
I primi anni del XX secolo, poi, furono vissuti dagli abitanti di Porto, così come dalla maggior parte degli italiani e non, come anni di tensioni e ristrettezze. Negli anni 40 la linea corrispondente all'attuale strada statale Cisa era allora il corridoio che consentiva agli aerei da guerra di andare a bombardare Verona e il Brennero. L'ultimo periodo della guerra rimase nella memoria degli abitanti di Porto Mantovano come il periodo della presenza delle truppe tedesche caratterizzato da povertà, fame e carestia.
Con il 25 aprile 1945, però, iniziò la svolta. L'apporto più importante venne da Don Marino Cani, noto per le sue opere di bontà e misericordia durante la guerra e ricordato ancora oggi per la sua comprensione.

Il 17 aprile 1946 si tennero le prime elezioni amministrative alle quali si presentarono due liste elettorali: una della democrazia cristiana e l’altra di sinistra; votò il 90,5% degli aventi diritto e vinse la lista di sinistra la quale elesse sindaco Attilio Cavallari. Gli anni successivi furono quelli della forte urbanizzazione col passaggio da un'economia agricola ad una di tipo industriale e di servizi, con il conseguente esodo rurale. Si costruirono i primi condomini, si potenziò il sistema viario e si favorì l'insediamento di nuove attività.